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PACCHIEROTTI, IL CANTORE CASTRATO, E' STATO RIESUMATO

Nella'storia della musica classica, fino ai primi del Novecento, è esistita la figura del castrato. Bambini che, prima della pubertà, venivano evirati per conservare una voce acuta, impedendone cosi il naturale abbassamento di tono e timbro, dovuto alla maturazione sessuale. Comparvero per la prima volta nell'Impero bizantino, dove furono utilizzati nei cori fino alla presa di Costantinopoli nel 1204, durante la Quarta crociata. Ricomparvero nella tradizione cristiana, fino alla fine dell'Ottocento, quando la loro presenza segno una costante nella musica ecclesiastica e lirica. Le spoglie di un illustre cantore castrato, Gaspare Pacchiarotti, nota anche come Pacchierotti, nato a Fabriano nel 1740 e scomparso a Padova il 28 ottobre 1821, sono state al centro di una ricerca medica.

Un gruppo di ricercatori di medicina umanistica dell'Università di Padova ha infatti riesumato, nel 2013, il cadavere di uno dei maggiori cantanti lirici castrati dell'ultima fase della loro storia. Sepolto nell'antico oratorio di Santa Maria Assunta, annesso alla villa Pochini-Pacchierotti, ora appartenente alla nobile famiglia Zemella, il cantante, o meglio, i suoi resti sono stati sottoposti a una serie di analisi e i risultati pubblicati sulla rivista scientifica «Nature Scientific Reports». Gli effetti della castrazione e del lavoro di cantante sono rimasti come tracce nel suo scheletro, comprovati grazie alla combinazione di diverse tecniche d'indagine: TAC, analisi antropologica, microtac e radiografia. Gli evirati, a causa della ritardata fusione delle ossa lunghe delle gambe, sono infatti piuttosto alti e Pacchierotti conferma questo dato, poiché risulta aver avuto un'altezza di un metro e novantuno.

Oltre alle evidenze di una mancata ossificazione nella cresta iliaca, i ricercatori hanno rilevato altri importanti segni causati dalla castrazione e dalla conseguente variazione ormonale, come la diminuzione della densità minerale ossea e una diffusa osteoporosi nelle vertebre e nelle ossa lunghe. Si tratta del primo studio su uno scheletro completo di un evirato. Discendente del pittore Jacopo del Pecchia, detto Pacchiarotto, prima della pubertà Gaspare subì 'intervento di asportazione delle gonadi, e inizio timidamente la sua carriera come corista nella cattedrale di Forlì e in quella di Venezia; qui imparo da un affermato compositore che gli fu amico per tutta la vita, Ferdinando Bertoni. Pacchiarotti ebbe grande successo e visibilità come cantante e sostenne momenti di grande impatto emotivo e stress durante il suo percorso artistico, a partire dal suo debutto a Venezia nel 1766, che avvenne al Teatro San Giovanni Grisostomo (oggi Malibran). Affermatosi a Venezia nella stagione del 1778, fu chiamato a partecipare all'inaugurazione del Teatro della Scala di Milano, nel ruolo di Asterio nell'opera L'Europa riconosciuta. Fu richiesto da Leopoldo II° d'Asburgo, Maria Antonietta, andò più volte a Londra sull'onda del successo in Italia e, dopo l'ultimo ritorno dalla capitale londinese, il 16 maggio del 1792, inauguro anche il Teatro La Fenice di Venezia.

Da un esame ulteriore dello scheletro del cantore il gruppo di ricercatori patavini ha individuato tre marker scheletrici che sembrano essere determinati dalla professione di Pacchiarotti. Si tratta di un'inserzione sulle costole di tre importanti muscoli respiratori che dimostra una cassa toracica molto sviluppata; un marker sulle scapole, dove c'e una forte inserzione del muscolo tricipite che interviene nell'utilizzo delle braccia.
E infine la presenza di vertebre cervicali profondamente erose, sia per l'osteoporosi sia per la continua postura scorretta, a nuca allungata, ma certamente adatta a canto e recitazione.

Altri elementi riscontrati sullo scheletro riguardano lo stato dei denti del cantante, che digrignava probabilmente per lo stress sopportato; le corone dentali sono quasi completamente scomparse, e si nota l'arresto della deposizione dello smalto sui denti, sempre dovuto a forti traumi, quale appunto la castrazione.

Come Pacchiarotti altri castrati diventarono vere e proprie star ante litteram: si pensi a Farinelli 0 a Velluti, ricchi e con i favori delle corti e del pubblico. Alcuni compositori volevano proprio loro sulla scena, come Handel che scriveva appositamente per i pill famosi, 'adorati dalle masse. Questi erano, pero, i pochi fortunati perché a fronte di queste storie di fama e successo la sorte di molti altri bambini fu del tutto diversa. Moltissimi morivano sotto i ferri, o l'operazione non sortiva l'effetto sperato, altri non avevano voci adatte alla lirica e restavano menomati a vita, derisi per la voce sottile. Anche se Ii utilizzava nei suoi cori, la Chiesa reputava l'evirazione un reato. Veniva così eseguita di nascosto, spesso in clandestinità, con condizioni igieniche non sostenibili. I ragazzini evirati per la musica, in quella che fu l'epoca d'oro di questa pratica, fra il 1720 e il 1750, si aggiravano ogni anno sui quattromila. Venivano venduti da famiglie povere a un'istituzione ecclesiastica 0 a un maestro di canto, nella speranza di fare fortuna.

Con l'asportazione delle gonadi la laringe e l'estensione vocale della preadolescenza venivano in gran parte mantenute, sviluppando delle caratteristiche di timbro sui generis molto adatte allo sviluppo della vocalità del periodo barocco il cui repertorio richiedeva notevoli abilita, e che favorì il proliferarsi dei castrati. L'allenamento intenso cui venivano sottoposti gli permetteva di arrivare a eccezionali virtuosismi. Se un cantante di sesso maschile "integro" poteva raggiungere simili tonalità utilizzando il cosiddetto falsetto, conservando la voce virile nel registro di petto, i castrati ci arrivavano naturalmente, e per questa furono detti "soprani naturali". Sottoposti a un'educazione musicale dalle regole ferree, ce la facevano solo i migliori, come Pacchiarotti, a cui si deve la celebre affermazione: "Se sai respirare, sai cantare". La sua voce piena e dolce era caratterizzata da un timbro grave molto potente e profondo, da mezzo sopranista più che da soprano.

Come erede dello stile antico del bel canto amava la passione, il pathos, nelle sue interpretazioni e non cedeva ai virtuosismi con i sovracuti per impressionare il pubblico, ma lavorava sulle sfumature d'espressione. Dotato di un'espressività toccante nonostante l'aspetto esteriore non del tutto affascinante, si dice che nonostante la sua condizione di evirato non manco di colpire più di un cuore femminile. Dopo un'ultima stagione alla Fenice, nel 1793, il famoso cantante si ritiro a Padova e si concesse solo due esibizioni pubbliche prima della definitiva uscita di scena; una di queste in onore di Napoleone, nel 1797, cui fu costretto, lui che amava cosi profondamente la Serenissima. Si mise a insegnare nella villa che scelse al riparo dai riflettori, e molti gli fecero visita: da Foscolo a Goldoni, da Alfieri a Rossini a Casanova. Non manco neanche Stendhal, che sottolineo di aver appreso più dalle conversazioni con il maestro che da qualsiasi libro sulla musica, poiché al centro delle loro discussioni c'era l'anima. Un'anima, quella di Pacchiarotti, segnata da quel dolore subito da bambino, così come il suo scheletro, e in grado per la sua purezza di arrivare dritta al cuore del pubblico. Con l'unita d'Italia la castrazione divenne ufficialmente illegale, e nel 1878 il Papa proibì l'uso dei castrati nei cori. L'ultimo cantante castrato arrivato al successo fu il romano Alessandro Moreschi, soprannominato (L'Angelo di Roma", morto solo e dimenticato da tutti nel1922.

Ed è l'unico che riporta a noi questa voce cosi particolare, ne maschile ne femminile, avendo registrato su un fonografo tra il 1902 il 1904 diciassette brani lirici.


Ritratto di Gaspare Pacchiarotti .
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da "...Forse non tutti sanno che a Padova..." di Silvia Giorgi - Newton Comption editori